All’asilo c’è Selina.
Lei non vuole mai entrare e poi non vuole uscire.
Quando la vado a prendere aspetto in un angolo, la guardo che sta già con lo zaino sulle spalle, seduta sulla sedia da sola.
Quando mi vede ride.
Poi piange.
Poi ride di nuovo e mi fa vedere le altre bimbe.
All’asilo c’è Emma.
Emma ride sempre.
È bella, bella, bella.
Ha quelle guance che ti fanno sorridere anche se non ti va.
Selina la abbraccia e dice: papà lei è amica mia.
Emma sorride, poi si gira e se ne va.
All’asilo c’è Aniwa.
Lei è per metà italiana e per metà Sud America.
Per metà pensa in italiano, per metà in inglese.
Però non parla in nessuna delle due lingue.
Selina dice che Aniwa ha la faccia chiusa.
In realtà vuol dire che ha la bocca chiusa perché non parla.
Anche se ha negli occhi una profondità e una sorta di tristezza che ti fanno tappare le orecchie per quanto urlano.
Oggi era seduta da sola sotto un albero.
Selina si è avvicinata e le ha detto: hai visto che è arrivato?
All’asilo ci sono io.
Ho le guance come Emma (ma molto meno bello).
Ho gli occhi tristi come Aniwa (ma molto meno belli).
E ho la solitudine di Selina.
Ho lo zaino sulle spalle, le gambe che penzolano dalla panchina troppo alta.
E mi guardo intorno dicendo: hai visto che è arrivato?
Ma solo rimasto da solo, gli altri sono già tutti andati via.