CHI PORTA A SPASSO CHI?
Arriviamo al parco.
Bello, attrezzato, con tanti giochi.
C’è uno scivolo per i piccoli, uno per i più grandicelli e poi c’è quello enorme.
Ci sono le altalene.
C’è un percorso dove si passa in un tubo, poi per le scale e giù dalla corda.
Insomma c’è un po’ di tutto.
Arriviamo al parco e Selina inizia a giocare con i sassolini per strada.
“Amore, guarda, c’è l’altalena”
“Uh, papà, guarda belli sassi”
“Si amore, sono belli, ma non vuoi fare lo scivolo?”
“Ecco qui, uno per papà”
E mi da un sasso.
Cerco di tirarla su ma lei è saldamente ancorata a terra con la volontà di dividere i sassi più grandi da quelli più piccoli.
Poi mi fermo.
E ci penso.
Perchè dovrei portarla via?
Siamo venuti per giocare, e lei sta giocando.
Perchè a volte ci incastriamo nel dover far fare ai nostri figli qualcosa?
Forse perchè vorremmo farla noi?
Vedo mamme dire ai figli: dai basta giocare con lo scivolo, andiamo sull’altalena.
E bambini piagnucolare solo perchè non sanno dire: perchè non posso stare qui?
Intanto Selina gioca con i sassi come pollicino, spargendoli tutto intorno a lei, e ride.
Proiettiamo su di loro una nostra volontà, credendo di fare il loro bene non ascoltiamo quello che vogliono.
Compriamo per loro bambole e macchinine e li vediamo giocare con le scatole.
E buttiamo le scatole, togliendole dalle loro mani, perchè “ora te l’ho comprato, giocaci”.
Ma se invece il gioco fosse più semplice?
Se tutto fosse più facile?
Alla fine una bambola è una bambola, una scatola invece è un mondo di cose.
Può diventare un casco da astronauta, una macchina, una capanna, un dinosauro.
Una altalena è divertente, ma vuoi mettere con i miliardi di sassi tutti diversi che ci sono qui intorno?
Ci manca l’ascolto, sentire cosa vogliono e non imporre cosa vorremmo.
Non si tratta di “io so cosa è meglio per mio figlio”, non parlo di regole di vita.
Ma di semplice gioco.
E in questo i bambini sono maestri.
E la regola è una soltanto:
Si gioca, ma si gioca seriamente.
p.s.: se ti è piaciuto, ti va di condividerlo?
