Lo abbiamo rimandato fino all’ultimo.
Abbiamo fatto finta di niente, ma quel giorno è arrivato.
Bisogna cambiare casa.
Ormai Selina sta crescendo e stare tutti nella stessa cameretta è diventato impossibile.
Lei ha già molte più scarpe di me, tre volte i miei vestiti e occupa praticamente tutto un letto matrimoniale.
Quindi urge un cambio di vita.
Chiamo una ditta per le cose più grandi e faccio avanti e indietro con le mille scatole che ho preparato.
Credo che la roba si auto riproduca, perché più me tolgo e più ne trovo in giro per casa.
Quando arriviamo a casa nuova, non c’è ancora nulla. Pacchi su pacchi di roba messa a caso. Non trovo un cambio neanche a pagarlo. Ormai da Ikea mi chiamano per nome e mi salutano.
E poi entra lei.
Selina si guarda intorno e dice: eraviglioso (sarebbe meraviglioso, ma la M da ancora difficoltà).
Corre e gira per stanze che non conosce, si butta a terra e esplora ogni angolo.
Poi si ferma e mi guarda.
– Papà.
– Dimmi amore
– Andiamo casa?
– Amore, questa sarà casa per un po’.
– Certo certo. (È il suo modo di dirmi che ha capito).
Si gira e se ne va con il suo peluche sotto braccio. Ma non la vedo soddisfatta.
Dopo poco torna e dice:
– Ora casa?
E qualcosa in me fa crack.
– Amore, quella casa non c’è più. Ora staremo qui.
– Certo certo.
E sgambetta via.
Quando arriva la sera, la mettiamo a letto e poco prima di addormentarsi con la bocca impastata di sonno dice:
– Papà mio. Mamma mia. Casa qui.
E si addormenta.
Ora si che ci siamo veramente trasferiti.