Io sono di Roma.
Non so esattamente come funzioni nelle altre città ma, a Roma, guidare non è semplicissimo.
Per prendere la patente a Roma devi fare degli esami diversi perchè guidare per le strade di Roma ti rende un uomo diverso.
Ho visto monaci tibetani trasformarsi in orribili orchi mentre cercavano parcheggio nelle vie della capitale.
Se si va a meno di una certa velocità si rischia il pubblico linciaggio.
Se si supera a destra, si viene ricoperti di insulti.
Per non parlare di sanpietrini, buche e dossi che si trovano ogni dieci metri.
Poi ovviamente ci sono le doppie e terze file, ognuna con il suo parcheggiatore che smista la folla.
Non tutti, per esempio, hanno in dotazione le frecce, questo crea un po’ di disordine nel capire dove quello davanti a te stia andando.
Ma soprattutto, a Roma, l’originalità delle risposte è il punto forte:
- “Mo che hai sonato, canta.” (Ora che hai premuto sul clacson, prova a cantare sulla stessa tonalità).
- .”..e de tu nonno!” (Tipica risposta ad una imprecazione romana che prevede il richiamo degli avi del guidatore di fronte)
- “Nun t’accollà, tanto nun te la do!” (Non avvicinarti così tanto al retro della mia autovettura, potremmo farci del male.)
Ora, con queste premesse, pensatemi su una punto blu con accanto una donna incintissima che soffre ad ogni minimo sobbalzo.
Ho ricevuto più minacce di morte negli ultimi mesi che in trentun anni di vita.
E siamo sotto doppio attacco!
Dietro c’è chi vorrebbe lapidarti se non acceleri, accanto, hai una donna incinta che minaccia di staccare parti del tuo corpo se non vai piano.
Così, con le quattro frecce e una media di 10 km/h mi incammino verso casa, pieno di calma, pazienza, e tanta speranza.
Un signore con il bastone mi supera in velocità e mi saluta sorridendo.
L’unica, magra, consolazione sta negli occhi di quei padri che ti superano, che alzano il braccio per indicarti la via per quel paese ma poi vedono lei, con il suo pancione e ti guardano, con quel misto di comprensione e compassione, come a dire: vai fratello, sei tutti noi.